Dalla responsabilità sociale d’impresa alla valutazione d’impatto: Guida Completa

Categoria: News sostenibili
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La responsabilità sociale d’impresa: una scelta strategica

La responsabilità sociale d’impresa oggi per le aziende non rappresenta più solo un’opzione. Al contrario è una scelta strategica imprescindibile nella pianificazione dei propri processi produttivi e organizzativi.

La responsabilità sociale d’impresa è una scelta strategica perché:

  • La domanda è sempre più sensibile all’impegno e alla coerenza delle aziende per quanto riguarda i temi sociali e ambientali quindi non essere socialmente e ambientalmente responsabili significa perdere quote di mercato.
  • La ricerca di processi, prodotti e servizi compliant con la sostenibilità sociale e ambientale apre a nuove opportunità di mercato.
  • La responsabilità sociale d’impresa permette di costruire reti stabile e proficue non solo con altre imprese (per esempio della propria catena di fornitura), ma anche con altri soggetti del territorio (istituzioni, enti del terzo settore, università, scuole e intermediari finanziari) che possono amplificare e supportare l’attività imprenditoriale.
  • Le nuove regole sui bandi pubblici e sugli appalti stanno andando nella direzione della premialità per le imprese che presentano progetti non incentrati solo sul principio dell’economicità, ma anche sulla loro capacità di generare impatti positivi in termini di aumento delle condizioni di benessere sociali e ambientali degli stakeholder diretti e indiretti e che, ovviamente, dimostrano di avere un’organizzazione interna orientata pienamente ai principi della responsabilità sociale d’impresa. In pratica, viene premiato l’essere un’azienda sostenibile.
  • Anche grazie agli interventi normativi sia a livello nazionale che europeo e internazionale, sta crescendo notevolmente il volume degli investimenti sostenibili e, conseguentemente, l’adozione da parte degli intermediari finanziari di parametri capaci di cogliere la responsabilità sociale e ambientale delle imprese che richiedono credito. Questo significa che tanto più un’azienda sarà capace di dimostrare la propria sostenibilità interna ed esterna, tanto più avrà possibilità di vedersi concesso un finanziamento diretto o di avere maggiori possibilità di entrare nei portafogli dei fondi di investimento, anch’essi sempre più attenti ai temi dello sviluppo sostenibile.

Gli strumenti per misurare la responsabilità sociale d’impresa

Gli strumenti per misurare la responsabilità sociale d’impresa, a differenza di quanto accade per la rendicontazione economica e finanziaria in cui è codificato normativamente uno schema unico, sono molteplici.

Alcuni esempi di metodi di rendicontazione sociale (standard di processo e standard di contenuto) sono:

  • Il Copenhagen Charter, a management guide to stakeholder reporting (1999)
  • L’accountability 1000 (AA1000). Standards, guidelines and professional qualification.
  • Gli standard GRI. Soustainability Reporting Guidelines on Economics, Environmental and Social Performance.
  • La SA8000 – Social Accountability.
  • La CSR – Europe Volountary Guidelines for Action on CSR Communication and Reporting.
  • Il GBS – Principi di redazione del Bilancio Sociala.
  • Il progetto Q-RES (Centre for Ethics Law and Economics)
  • Il documento CSR SC (Ministero del lavoro e delle politiche sociali).
  • Il BITC – Business in the Community.
  • Il London Benchmarking Group (LBG).
  • Il Business Impact.

I documenti derivanti dall’adozione dei metodi di rendicontazione assumono denominazioni diverse, ma con contenuti simili, o, al contrario, denominazioni uguali, ma con contenuti diversi. Esempi di documenti nei quali viene riportato il processo di rendicontazione non finanziaria sono il:

  • Bilancio sociale
  • Bilancio di missione
  • Bilancio di mandato
  • Bilancio ambientale
  • Bilancio di sostenibilità
  • Bilancio di partecipazione
  • Bilancio di genere.

Il Bilancio Sociale

Il bilancio sociale è uno strumento annuale di rendicontazione, di gestione e di controllo per le aziende che scelgono un approccio socialmente responsabile. Attraverso questo documento l’azienda, oltre a esplicitare la sua identità, i suoi valori e la sua mission, comunica gli impatti economici, sociali e ambientali da essa generati nel territorio in cui opera, allo scopo di rendere trasparente e visibile la sostenibilità delle sue attività ai suoi stakeholder.

La funzione del bilancio sociale non si esaurisce nella sua azione di rendicontazione dei risultati raggiunti nell’anno di riferimento (e in relazione a quello degli anni precedenti), ma è anche orientato alla definizione degli obiettivi futuri da raggiungere.  È un documento pubblico e autonomo, quindi, anche da solo, può esprimere chiaramente l’impatto sostenibile complessivo dell’attività aziendale, anche se, è fondamentale la lettura di questo assieme agli altri documenti di rendicontazione aziendale per avere una visione complessiva e dettagliata.

Il Bilancio ambientale e di sostenibilità

Con la crescita dell’importanza della questione ambientale nel dibattito attuale e l’acuirsi della crisi climatica si è affiancato al bilancio sociale il bilancio ambientale, i quali insieme compongono il bilancio di sostenibilità. La contabilità ambientale è uno strumento prezioso per le aziende dato che in questo modo possono analizzare gli impatti ambientali della strategia aziendale. Questo tipo di valutazione al fine di scrivere report permette anche un maggiore controllo sulla gestione efficiente delle risorse utilizzate.

Il bilancio ambientale oltre a questo è fondamentale come strumento di comunicazione verso l’esterno. Un report ambientale ben fatto può fornire ai lettori una chiave di lettura della complessità della gestione della performance aziendale.

Il Bilancio Integrato

Va però ribadito e sottolineato come i report sociali, ambientali e finanziari non rappresentino che dei pezzi dell’immagine che l’azienda fornisce. A leggerli isolati vedremo restituita solo una figura parziale. È necessario cambiare il paradigma e mettere sullo stesso piano valutazioni economiche, sociali e ambientali per avere una lettura integrata della sostenibilità. In questa direzione va il bilancio integrato.

Il bilancio integrato è lo strumento unico di rendicontazione attraverso il quale l’azienda comunica ai suoi stakeholder dati finanziari, economici, sociali, ambientali, di governance e di strategia, unendo in un solo documento di sintesi il bilancio di esercizio e quello di sostenibilità.

Questo tipo di bilancio è multidimensionale e permette una visione completa dell’azienda, sottolineando la stretta interdipendenza tra la componente economico-finanziaria e quella socio-ambientale che, insieme, influiscono sulla creazione di valore nel breve e nel lungo periodo.

Sarebbe un errore considerare, dal punto di vista comunicativo, il bilancio integrato come la semplice evoluzione delle forme precedenti di reportistica, esso rappresenta un nuovo modo di comunicare che tenga in conto in maniera adeguata gli effetti multidimensionali dell’operato di un’azienda. Di conseguenza l’identità dell’impresa cambia e dipende dal suo rapporto con la comunità, dal suo orientamento strategico di fondo e dalla propria cultura di sostenibilità. Questo crea una visione chiara e globale della propria realtà e di ciò che la caratterizza e ne influenza il comportamento.

Le certificazioni

Esistono poi tutta una serie di certificazioni che misurano e validano i comportamenti delle aziende su una pluralità di aspetti, senza però integrarli in un unico documento.

La norma UNI EN ISO 26000 definisce le modalità per dare attuazione alla responsabilità sociale delle imprese.

I principi della responsabilità sociale secondo la ISO 26000 sono:

  1. Accountability (rendere conto)
  2. Trasparenza
  3. Comportamento etico
  4. Rispetto degli interessi degli stakeholdersrispetto del principio di legalita’
  5. Rispetto delle norme internazionali di comportamento
  6. Rispetto dei diritti umani

Altri esempi di certificazione sono:

  • BRCGS ETRS GESTIONE DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE
  • SA8000 SOCIAL ACCOUNTABILITY
  • SR 10 SISTEMA DI GESTIONE DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE
  • ISO 37101 GESTIONE SOSTENIBILE COMUNITÀ
  • ISO 37001 SISTEMA DI GESTIONE ANTICORRUZIONE
  • ISO 21401 SISTEMA DI GESTIONE DELLA SOSTENIBILITÀ PER STRUTTURE RICETTIVE

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L’evoluzione della legislazione sulla rendicontazione non finanziaria

 

In Italia la disciplina sulla rendicontazione non finanziaria è contenuta nel Decreto Legislativo del 30 dicmebre 2016 n. 254. Tale norma è l’attuazione della direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, recante modifica alla direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni.

L’ambito di applicazione della norma in oggetto, secondo quanto previsto all’articolo 1 della stessa, è circoscritto agli “enti di interesse pubblico che hanno avuto, in media, durante l’esercizio finanziario un numero di dipendenti superiore a cinquecento e, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato almeno uno dei due seguenti limiti dimensionali:

  1. a) totale dello stato patrimoniale: 20.000.000 di euro;
  2. b) totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni: 40.000.000 di euro;
  3. Gli enti di interesse pubblico che siano società madri di un gruppo di grandi dimensioni redigono per ogni esercizio finanziario una dichiarazione conforme a quanto previsto dall’articolo 4.”

L’Art. 3, al comma 1, stabilisce che “La dichiarazione individuale di carattere non finanziario, nella misura necessaria ad assicurare la comprensione dell’attività di impresa, del suo andamento, dei suoi risultati e dell’impatto dalla stessa prodotta, copre i temi ambientali, sociali, attinenti al personale, al rispetto dei diritti umani, alla lotta contro la corruzione attiva e passiva, che sono rilevanti tenuto conto delle attività e delle caratteristiche dell’impresa, descrivendo almeno:

  1. a) il modello aziendale di gestione ed organizzazione delle attività dell’impresa, ivi inclusi i modelli di organizzazione e di gestione eventualmente adottati ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, anche con riferimento alla gestione dei suddetti temi;
  2. b) le politiche praticate dall’impresa, comprese quelle di dovuta diligenza, i risultati conseguiti tramite di esse ed i relativi indicatori fondamentali di prestazione di carattere non finanziario;
  3. c) i principali rischi, (ivi incluse le modalità di gestione degli stessi)generati o subiti, connessi ai suddetti temi e che derivano dalle attività dell’impresa, dai suoi prodotti, servizi o rapporti commerciali, incluse, ove rilevanti, le catene di fornitura e subappalto”.

Mentre all’articolo 3, comma 2, stabilisce che la dichiarazione di carattere non finanziario debba contenere informazioni riguardati:

“a) l’utilizzo di risorse energetiche, distinguendo fra quelle prodotte da fonti rinnovabili e non rinnovabili, e l’impiego di risorse idriche;

  1. b) le emissioni di gas ad effetto serra e le emissioni inquinanti in atmosfera;
  2. c) l’impatto, ove possibile sulla base di ipotesi o scenari realistici anche a medio termine, sull’ambiente nonché’ sulla salute e la sicurezza, associato ai fattori di rischio di cui al comma 1, lettera c), o ad altri rilevanti fattori di rischio ambientale e sanitario;
  3. d) aspetti sociali e attinenti alla gestione del personale, incluse le azioni poste in essere per garantire la parità di genere, le misure volte ad attuare le convenzioni di organizzazioni internazionali e sovranazionali in materia, e le modalità con cui è realizzato il dialogo con le parti sociali;
  4. e) rispetto dei diritti umani, le misure adottate per prevenirne le violazioni, nonché’ le azioni poste in essere per impedire atteggiamenti ed azioni comunque discriminatori;
  5. f) lotta contro la corruzione sia attiva sia passiva, con indicazione degli strumenti a tal fine adottati.”

Al netto di queste indicazioni di carattere generale, la norma non stabilisce standard, modelli e indicatori di rendicontazione che devono essere utilizzati, lasciando quindi libera la scelta di quale adottare. Inoltre, come visto all’inizio, tale obbligo è circoscritto solo alle realtà di grandi dimensioni, lasciando fuori le micro, piccole e medie imprese, che costituiscono la maggior parte del tessuto imprenditoriale italiano.

Tali limiti della normativa risultano essere particolarmente significativi se si guarda ai benefici strategici che la rendicontazione non finanziaria genera per le aziende che la adottano (primo paragrafo del presente articolo).

Tuttavia, è importante sottolineare la bontà di questo primo passo e ricordare che l’evoluzione della normativa sulla rendicontazione non finanziaria avviene, in prima battuta, a livello europeo. Per tale ragione è opportuno riportare nel dettaglio, seppur sinteticamente, gli ultimi passi compiuti in questo campo.

Dalla Reportistica non finanziaria a quella integrata: le proposte a livello europeo

La Commissione Europea ha rilasciato ad Aprile 2021 una proposta di aggiornamento della Corporate Sustanibility Reporting Directive che modificherà, a partire dalla sua adozione, le regole per la reportistica non finanziaria. Le proposte includono anche modifiche alla Accounting Directive, alla Transparency Directive, alla Audit Directive e alla relativa Audit Regulation.

La legislazione proposta prevede che gli stati membri dell’UE recepiscano la CSRD entro il 1° dicembre 2022 e che le sue disposizioni si applichino a partire dal 1 gennaio 2023, ossia per i report che saranno pubblicati nel 2024. I requisiti per le piccole e medie imprese (PMI) quotate si applicheranno agli esercizi finanziari dal 1° gennaio 2026.

Il perimetro di applicazione della CSRD include tutte le grandi società e tutte le società quotate sui mercati regolamentati dall’UE, tranne le microimprese. Si passerebbe dunque a 49.000 società, pari circa al 75% delle società che redigono un bilancio. La proposta, quindi, non impone nuovi requisite alle piccole e medie imprese a meno che non siano quotate sui mercati regolamentati dall’UE.

Le principali modifiche saranno le seguenti:

  • Estendere la reportistica non finanziaria, che si trasformerà in reportistica integrata, a tutte le grandi compagnie e tutte le compagnie quotate sui mercati europei, con l’esclusione delle microimprese.
  • Richiedere l’assicurazione (assicuration) delle informazioni riportate attraverso parti terze.
  • Introdurre requisiti di reportistica più stringenti e un obbligo di report secondo standard scelti dalla Commissione europea, i quali saranno definiti attraverso un percorso di co-creazione dall’EFRAG.
  • Richiesta alle compagnie di organizzare digitalmente le informazioni riportate, così da permettere a sistemi automatizzati di leggerle e inserirle in un portale unico così come immaginato dalla Capital Market Union Action Plan.

 

Le linee guida per la costruzione degli standard

LA EFRAG costruirà gli standard attraverso un percorso di co creazione con esperti e realtà del settore. A febbraio 2021 ha rilasciato delle line guida i cui punti principali sono i seguenti: partecipazione degli stakeholder; equilibrio fra regolamenti nazionali e principi generali europei; digitalizzazione dei dataset per facilitare l’informazione; usabilità anche da parte di PMI; attenzione al settore di provenienza; considerazione degli investimenti intangibili.

Sei sono i concetti a cui gli standard si devono ancorare:

  1. Bene Comune: gli standard dovranno ancorarsi a principi globali per assicurare l’aderenza con accordi internazionali, public policy agreements, goals, frameworks e regolamenti come L’Agenda 2030, gli accordi del Clima di Parigi e il Green New Deal dell’Unione Europea.
  2. Qualità delle informazioni: è necessario che esse siano aderenti a cinque principi: rilevanza, reale rappresentazione, comparazione, chiarezza e verificabilità.
  3. Conoscenza del passato e sguardo verso il futuro: gli standard dovranno guardare sia al passato che al futuro, sarà quindi necessario aggiungere politiche da implementare, piani di azione, obiettivi da raggiungere e i relativi impatti.
  4. Limiti di reportistica: gli standard dovranno prendere in considerazione anche la catena del valore e non solo l’area di controllo diretta dell’ente.
  5. Doppia materialità.
  6. Connettività fra la reportistica non finanziaria e quella finanziaria attraverso l’implementazione di un bilancio integrato.

 

Il NeXt Index®: il primo passo per misurare la sostenibilità integrale in una logica d’impatto

 

Alla luce delle metodologie presentate e dell’evoluzione normativa, NeXt propone un approccio integrale alla rendicontazione non finanziaria sviluppato in chiave ESG che si dimostra essere adeguato per una pluralità di soggetti che si trovano in diversi stati di avanzamento del proprio percorso di sviluppo sostenibile.

Infatti, tale approccio può essere utilizzato sia da quelle realtà imprenditoriali che già adottano altri sistemi di monitoraggio e valutazione delle proprie performance sociali e ambientali, sia da quelle che si affacciano per la prima volta ai temi portanti della rendicontazione non finanziaria.

Il modello di rendicontazione non finanziaria di NeXt è perfettamente integrato con i principali riferimenti normativi nazionali (D.lgs 254/16 ) e internazionali (il Global Compact delle Nazioni Unite), con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda2030 – che costituiscono un approccio sempre più diffuso per la valutazione della sostenibilità delle aziende  -, con il Benessere Equo e Sostenibile dell’Istat e con gli Standard del framework GRI (il principale punto di riferimento internazionale in materia di multidimensional accountability).

Conseguentemente tutte quelle imprese che già utilizzano uno degli elementi appena riportati possono utilizzare in maniera integrativa il NeXt Index®, dotandosi di uno strumento capace di mettere in relazione in misura armonica aspetti normativi e riferimenti nazionali e internazionali in materia di reportistica non finanziaria.

Viceversa, per le realtà imprenditoriali che ancora non hanno adottato nessuna metodologia di rendicontazione non finanziaria il NeXt Index® rappresenta lo strumento ideale per la costruzione di una reportistica integrata, capace di rispondere ai requisiti della normativa, di essere compliant con l’approccio allo sviluppo sostenibile dell’Agenda2030 e con quello del Benessere Equo e Sostenibile dell’Istat, iniziando a dotarsi anche di una serie di elementi necessari per la costruzione del GRI Reporting.

Inoltre, l’approccio integrale alla rendicontazione non finanziaria proposto da NeXt, funzionale alle valutazioni ESG, possiede contemporaneamente due caratteristiche importanti e quantomai necessarie e complementari in un quadro in continua evoluzione: la flessibilità e la solidità. La flessibilità è data dal fatto che il NeXt Index® è un living index, un indice cioè capace di adattarsi ai mutamenti del contesto, in quanto la sua metodologia prevede un costante aggiornamento, sia in termini di indicatori utilizzati, che in termini di ponderazioni, realizzato con un approccio community based.

Quest’ultimo aspetto garantisce la solidità di cui sopra, in quanto la struttura del NeXt Index® non è frutto solo del lavoro di ricerca di esperti, ma il prodotto di un processo partecipato da parte di rappresentanti della società civile, ognuno dei quali porta le proprie competenze con l’obiettivo di identificare in maniera sempre più puntuale gli aspetti di misurazione cruciali per fornire informazioni capaci di catturare la complessità dei fenomeni in oggetto.

L’approccio community based è alla base di un altro importante fattore che garantisce al NeXt Index® la qualifica di metodologia solida e che è dato dal livello di condivisione e quindi di riconoscibilità dello strumento medesimo.

La numerosa e capillare compagine associativa che partecipa al processo di aggiornamento di cui sopra ne riconosce anche la validità aumentando, conseguentemente, l’usabilità e la diffusione, riducendo al contempo, data la sua eterogeneità, i rischi connessi all’autoreferenzialità.

Ulteriori elementi di flessibilità e solidità che aumentano la capacità di resilienza della metodologia proposta sono rinvenibili nel fatto che non solo gli indicatori e le ponderazioni possono essere aggiornati costantemente, ma anche i criteri adottati per la determinazione dei punteggi stessi, nonché la documentazione qualitativa a supporto del dato quantitativo.

Eventuali linee guida e/o normative più stringenti non comporterebbero un impatto negativo sulla metodologia, ma, al contrario, un impatto positivo e costantemente orientato al miglioramento.

Il punto di partenza per la costruzione del NeXt Index® è il Questionario di Autovalutazione Partecipata 2.0 di NeXt, uno strumento elaborato per far emergere il posizionamento delle imprese in campo sociale, ambientale ed economico, tramite lo screening di una selezione di indicatori oggettivi già esistenti e reputati più significativi dal Comitato Tecnico Scientifico di NeXt.

L’impianto complessivo del QAP2.0-NeXt è stato elaborato all’interno di una triplice cornice di riferimento:

  • internazionale: coerente e sinergica con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030, emanata nel 2015 dalle Nazioni Unite (ciascuno dei trenta indicatori è collegato a un SDGs prioritario);
  • nazionale: in riferimento ai dodici domini del BES – Benessere Equo e Sostenibile il framework italiano, ingegnerizzato dall’Istat e dal CNEL (2013), per la misurazione del benessere (ciascuno dei trenta indicatori è collegato ad un dominio prioritario del BES) e declinato in chiave aziendale nel BESA – Benessere Equo e Sostenibile Aziendale;
  • di rete: aggregando e valorizzando i diversi approcci presenti nella compagine associativa di NeXt.

 

L’obiettivo del QAP2.0-NeXt è di rendicontare la capacità del soggetto di generare benessere multidimensionale, attraverso l’attivazione di processi di sviluppo sostenibile costruiti in una logica di rete.

Il QAP2.0-NeXt si articola in sei aree di valore:

  1. L’azienda e il governo dell’organizzazione
  2. Le persone e l’ambiente di lavoro
  3. I rapporti con i cittadini/consumatori
  4. La catena di fornitura
  5. I comportamenti verso l’ambiente naturale
  6. I comportamenti verso la comunità locale.

 

Le aree sono articolate, a loro volta, in 5 indicatori ciascuna, per un totale di 30 indicatori, ciascuno dei quali è collegato a un dominio BES e a un SDGs prioritario di riferimento. Per ciascun indicatore sono presenti, come possibilità di risposta, 5 classi di livello corrispondenti ai punteggi da 1 (minimo) a 5 (massimo). Il soggetto che si vuole autovalutare misura ogni indicatore, esprimendo il suo posizionamento all’interno di una delle classi di livello, tramite il flag sul relativo punteggio indicato da 1 a 5.

Il punteggio di valutazione, per ciascun indicatore, sarà prima riparametrato su base 100 e poi ponderato, in fase di aggregazione, con un punteggio di importanza medio – su una scala da 1 (per niente importante) a 5 (estremamente importante) – attribuito allo stesso e così determinato:

  • importanza media assegnata dai 40 associati di NeXt: valore che rimarrà costante nel tempo;
  • importanza media assegnata dai principali stakeholder del soggetto così costruita. Nel caso di un esempio aziendale, questa media viene così rilevata: importanza rilevata da una percentuale rappresentativa dei clienti, dei fornitori, dei lavoratori, dei manager e, più in generale, degli stakeholder prioritari. Questo valore dovrà essere ricalcolato tutti gli anni.

Il QAP2.0-NeXt si compila on-line accedendo dal sito www.nexteconomia.org.

Il NeXt Index® permette quindi la costruzione di un bilancio d’impatto che tiene in considerazione gli aspetti di rendicontazione non finanziaria, supportati anche dalla presenza di certificazioni e metodologie di accountability diverse, e l’impatto che la responsabilità sociale genera in termini di attivazione di processi di sviluppo sostenibile per aumentare il benessere multidimensionale interno ed esterno. Il tutto guidato da un approccio decentralizzato, collaborativo deliberativo, multistakeholder, orientato al territorio.

Inoltre, il NeXt Index® è uno strumento di rendicontazione non finanziaria che può essere utilizzato, sulla base di declinazioni diverse e specifiche del QAP2.0, anche da banche, enti del terzo settore, università, scuole e comuni.

Questa sua versatilità è stata pensata per mettere in rete tutti i soggetti di Nuova Economia presenti su un territorio. Il NeXt Index® offre quindi il minimo comun denominatore necessario per attivare processi di misurazione e cambiamento di tutte le realtà operanti in uno specifico territorio.

Oltre la rendicontazione non finanziaria: i principi ESG

 

La rendicontazione non finanziaria da sola non basta.

Le valutazioni ESG sono al centro del dibattito odierno e rappresentano, anche alla luce dei recenti sviluppi politici e normativi a livello nazionale ed europeo, uno dei sistemi principali con i quali gli intermediari finanziari sceglieranno l’allocazione delle proprie risorse e, conseguentemente, in quale realtà imprenditoriali investire.

Tuttavia, le valutazioni ESG sono tanto indispensabili quanto onerose, sia per le imprese che per gli intermediari finanziari. Notevoli sono i costi di attivazione che rappresentano una vera e propria barriera all’ingresso dei nuovi mercati finanziari orientati alla sostenibilità, soprattutto per le realtà produttive di piccole e medie dimensioni.

A titolo esemplificativo è bene ricordare che per attribuire uno score ambientale, sociale e di governance (ESG) è necessario prima di tutto un lavoro di apertura/disclosure delle informazioni non finanziarie che le imprese a più alta capitalizzazione sono tenute e rilasciare al mercato per legge, mentre tale obbligo viene meno per quelle più piccole.

Questa differenza si traduce in una maggiore difficoltà di accedere ai mercati finanziari orientati alla sostenibilità in quanto le PMI spesso non sono dotate, in quanto non obbligate, di un sistema di rendicontazione non finanziaria, che rappresenta necessariamente il punto di partenza per una valutazione ESG.

Tale difficoltà, nel lungo periodo, rischia di rendere l’accesso ai finanziamenti estremamente complesso per le realtà piccole e medie, o appena nate, che non sono state in grado di attivare un percorso di crescita nella sostenibilità integrale, un percorso capace anche di semplificare la fase di screening e valutazione della propria compliance con i principi ESG da parte dell’intermediario finanziario.

Un ulteriore elemento da prendere in esame riguarda l’importanza di alcuni temi ESG che hanno sicuramente un peso diverso a seconda della dimensione dell’impresa, per cui è necessario pensare a criteri di ponderazione per le PMI che tengano conto degli aspetti peculiari connessi sia alla struttura proprietaria sia alla dimensione operativa.

Inoltre, spesso, nonostante si adoperino per essere sostenibili, le imprese a più bassa capitalizzazione hanno difficoltà a posizionarsi adeguatamente nei rating perché:

  • a causa della strutturazione del processo e delle modalità di coinvolgimento dell’ente valutato, non è identificata una figura specifica in grado di curare il rapporto e di portare avanti il dialogo con le agenzie di rating non finanziario, sebbene nella maggior parte dei casi nelle aziende oggetto di analisi siano presenti figure dedicate alla sostenibilità;
  • la metodologia di rating prevede un approccio formalistico sulla documentazione che penalizza le piccole e medie imprese;
  • i processi di assegnazione di rating standardizzati non tengono conto delle particolarità che caratterizzano la piccola e media impresa in termini di rapporti col territorio e dipendenti e di organizzazione del governo societario.

Di seguito si riporta un elenco, non esaustivo, dei principali indici ESG presenti sul mercato:

  • Dow Jones Sustainability Indices
  • FTSE4Good Index Series
  • MSCI ESG Indexes
  • CDP 2020
  • Corporate Knights – 2021 Global 100 Most Sustainable Corporations in the World Index
  • Euronext Vigeo Eiris Indices
  • Solactive ESG Indices
  • STOXX® Sustainability Indices
  • Standard Ethics Indices
  • ECPI Indices
  • 2021 Bloomberg Gender-Equality Index (GEI)
  • Refinitiv Diversity and Inclusion Index 2021

Il NeXt Index® ESG Risk Adjusted

 

Il NeXt Index® ESG Risk Adjusted è un living index che permette alle PMI e alle start up di passare dalla rendicontazione non finanziaria al posizionamento all’interno di un rating ESG, un elemento indispensabile per aumentare le possibilità di accesso al sistema finanziario.

Il NeXt Index® ESG Risk Adjusted è un percorso di misurazione e valutazione della sostenibilità integrale delle PMI e delle start-up che mette a sistema e valorizza, nella prospettiva ESG:

  • la rendicontazione non finanziaria,
  • le strategie orientate allo sviluppo sostenibile (SDGs),
  • l’impatto orientato al benessere multidimensionale (BES),
  • la centralità del territorio e dell’essere in rete,
  • la partecipazione dei principali stakeholder al processo di misurazione e valutazione,
  • un sistema di ponderazione capace di tenere assieme l’opinione degli esperti e la rappresentatività del territorio,
  • l’analisi dei fattori chiave, dei rischi e delle controversie in una logica partecipata e di territorio,
  • un rating di sostenibilità integrale partecipato, multidimensionale e “vivente”, ispirato ai principi di “inclusività d’impatto”, secondo cui obiettivo comune di aziende e intermediari finanziari è quello di attivare processi di sviluppo sostenibile nei territori tramite, rispettivamente, la transizione verso forme di produzione sempre più conformi con i principi ESG e l’aumento del volume degli investimenti in aziende la cui azione è ispirata e concretizzata nella logica ESG. In questa direzione il rapporto fra aziende e intermediari finanziari diventa realmente di reciprocità per il territorio nel quale operano.

Il NeXt Index® ESG Risk Adjusted si compone di tre elementi:

  1. Il NeXt Index® ESG
  2. I fattori chiave e la valutazione dei rischi ad essi associati
  3. Le controversie in ambiti ESG

 

Il NeXt Index® ESG Risk Adjusted permette di attivare un percorso di pianificazione strategica e valutazione impact-oriented caratterizzato da un processo organizzato:

  • da un modello decentralizzato,
  • da una governance collaborativa e deliberativa del medesimo processo,
  • da una tipologia di valore generato multidimensionale e multistakeholder.

Il sistema del NeXt Index® ESG Risk Adjusted interviene nel processo di valutazione ESG degli intermediari finanziari.

Il NeXt Index® ESG Risk Adjusted contribuisce a ridurre i costi di accesso per le imprese a minore capitalizzazione e contemporaneamente a ridurre i costi di misurazione e valutazione degli intermediari finanziari.

I benefici per le PMI e le start-up:

  • dotarsi di uno strumento completo ma agile per posizionarsi sul mercato dei finanziamenti sostenibili
  • riduzione dei tempi di erogazione del finanziamento
  • maggiori possibilità di diventare fornitori di una grande azienda ESG compliant
  • possibilità di partecipare a gare di appalto che richiedono una ESG compliant
  • monitoraggio costante e crescente capacità di pianificazione e valutazione
  • crescente reputazione nel mondo delle buone pratiche sostenibili
  • aumento della propria attrattività sui mercati finanziari

In conclusione, il sistema NeXt Index® ESG Risk Adjusted contribuisce a riscrivere le regole del dialogo fra imprese (PMI e start-up) e sistema finanziario, favorendo un rapporto di reciprocità che si basa su un linguaggio condiviso orientato all’impatto e guidato dall’applicazione dei principi ESG, che oggi e in futuro rappresenteranno i veri driver di sviluppo del sistema economico.

Oltre la responsabilità sociale d’impresa: progettare e valutare l’impatto

La responsabilità sociale d’impresa si sta muovendo sempre più verso una visione impact oriented, perché la rendicontazione non finanziaria non può limitarsi a dar conto di quanto fatto, ma deve essere capace di costruire le strategie per il futuro.

Non si tratta solo di misurare, ma di misurare per valutare e di valutare per pianificare/progettare. In questa prospettiva la responsabilità integrale delle imprese si traduce in un circolo virtuoso perfettamente integrato con nella dinamica produttiva, che rende l’azienda capace non solo di rendicontare, ma di aprirsi al territorio e di orientare la propria azione presente e futura all’impatto interno ed esterno che è capace di generare in una logica di sviluppo sostenibile.

Per tale ragione è necessario dotarsi di percorsi completi e non solo di strumenti di misurazione e rendicontazione.

La versione più semplificata del circolo virtuoso di cui sopra si compone di cinque step:

  1. analizzare i punti di debolezza interni ed esterni, che rappresenteranno l’area d’impatto;
  2. individuare gli obiettivi da perseguire per generare il cambiamento necessario a risolvere le problematiche di cui al primo step;
  3. costruire a partire dagli obiettivi definiti il piano strategico declinato puntualmente in tutte le azioni necessarie;
  4. valutare i risultati delle azioni (indicatori di output e confronto con il livello minimo stabilito ex-ante), il cambiamento rappresentato dalla percentuale di raggiungimento dell’obiettivo (indicatori di outcome e confronto con il livello minimo stabilito ex-ante), l’impatto generato (indicatori di impatto e confronto con il livello di partenza che certificava l’area di intervento);
  5. costruire un report di rendicontazione non finanziaria impact oriented e partire da quest’ultimo per ri-attivare gli step precedenti

Il NeXt Impact®

 

La metodologia sviluppata da NeXt parte da un principio fondamentale: la progettazione e la valutazione d’impatto sono facce di una stessa medaglia, perché senza la misurazione non ci può essere alcuna valutazione e senza quest’ultima non possiamo essere capaci di prendere nessuna scelta consapevole e, conseguentemente, non siamo in grado di avviare nuove progettualità intenzionalmente votate a generare impatti che, a loro volta, dovranno essere oggetto di valutazione.

Inoltre, data la crescente sensibilità dei cittadini nei confronti di processi capaci di generare cambiamenti positivi, declinabile in una crescente attenzione nel valutare prodotti e servizi tramite le esternalità negative e positive dei processi che li determinano, sta diventando sempre più necessario misurare l’impatto non solo di progetti specifici, ma dell’intero operato di istituzioni private, pubbliche e di terzo settore.

Sulla base di queste considerazioni e degli elementi generali di progettazione e valutazione visti nelle pagine precedenti, NeXt ha deciso di intraprendere un percorso di studio teorico e esperienziale volto alla costruzione di una metodologia che tenga insieme gli aspetti della progettazione e della valutazione, declinati in una prospettiva di capacità generativa di impatto in termini di benessere multidimensionale, veicolato da processi di sviluppo sostenibile, e incentrata su un grado di partecipazione elevato e diffuso.

Per tali ragioni, la proposta di NeXt è una metodologia di progettazione e valutazione multidimensionali e partecipate, applicabile a tutte le realtà del tessuto socio-economico, seppur con strumenti e declinazioni diverse.

In sintesi, l’obiettivo è triplice:

  1. rendere inscindibile il legame virtuoso fra progettazione e valutazione;
  2. co-progettare e co-valutare in rete, tramite il coinvolgimento strutturato e permanente dei principali stakeholder di riferimento, la generatività delle organizzazioni in termini di benessere multidimensionale per il tramite di processi di sviluppo sostenibile;
  3. offrire una serie di strumenti di progettazione e valutazione che, partendo da un framework comune (punti precedenti), siano capaci di mettere le divere istituzioni private, pubbliche e di terzo settore, in condizione sia di valorizzare il loro impatto all’interno e all’esterno, sia di aumentare la capacità di scelta consapevole delle stesse, ma anche dei cittadini nel momento del loro voto col portafoglio (consumo, risparmio, investimento, finanziamento, etc..), aumentando, grazie all’adozione di un linguaggio condiviso, le possibilità di interconnessioni e di costruzione di reti territoriali orientate al benessere multidimensionale di tutti e di ciascuno.

All’interno di questa cornice, le caratteristiche principali degli elementi della progettazione di NeXt sono:

  • l’orientamento verso una co-progettazione sostenibile per generare impatti sul benessere multidimensionale, che non si estrinseca attraverso prestazioni, ma attraverso relazioni, contribuendo a creare un tessuto attraverso cui la comunità si riappropria di diritti, cultura e spazi sociali.
  • La co-creazione di capitale multidimensionale (sociale, ambientale, economico, umano e istituzionale) o aiutare a svilupparlo, andando oltre l’orizzonte del solo bene materiale.
  • L’elaborazione di un triplice significato:

 

  • educativo (del progetto), con riferimento alla capacità delle persone di imparare a collaborare insieme rispettandosi;
  • sociale, con riferimento alla capacità delle persone di unire le proprie forze in vista di un obiettivo comune.
  • politico-territoriale, con riferimento alla capacità delle persone di progettare a partire da una lettura del proprio territorio, facendo riferimento alle politiche territoriali e alle criticità locali.

 

  • L’adozione del metodo del Quadro Logico, sempre nella prospettiva di processi di sviluppo sostenibile orientati alla generazione di un miglioramento delle condizioni di benessere multidimensionale.
  • La declinazione degli elementi comuni della progettazione nella cornice dello sviluppo sostenibile e del benessere multidimensionale.
  • Una visione di sostenibilità progettuale che supera la visione esclusivamente economica, Essa è definita come la capacità di un progetto di continuare a garantire il flusso di benefici (la generazione di benessere multidimensionale sul territorio) anche dopo la sua conclusione. Tale sostenibilità deve:
    • essere costruita sin dalla fase di progettazione;
    • tener conto del capitale multidimensionale del territorio;
    • richiedere il coinvolgimento della rete di sostegno.

 

In questo senso, risulta del tutto evidente come la progettazione multidimensionale e partecipata sia la miglior garanzia per la sostenibilità dei processi che il progetto ha attivato.

 

  • Una progettazione costruita per essere valutata e una valutazione disegnata per favorire un nuovo ciclo di progettazione.

Il NeXt Impact® rappresenta una metodologia che è strutturata secondo un modello organizzativo decentralizzato, che adotta una governance collaborativa-deliberativa e che porta alla misurazione di un valore creato che deve essere multidimensionale e multistakeholder.

La natura decentralizzata è infatti garantita dal percorso di valutazione di impatto che chiede agli
stakeholders non solo di raccogliere dati e percezioni, ma anche fare un’analisi di questi, sono infatti richieste valutazioni sul contesto, sulle aree di principale importanza attraverso l’analisi di materialità e la validazione del percorso sia in fase di definizione delle proxy finanziarie e dei parametri del deadweight, dell’attribution e del drop-off, sia in fase di valutazione complessiva dei driver.

La natura collaborativa-deliberativa è invece garantita dal fatto che gli stakeholders sono chiamati a collaborare tra di loro e con l’azienda nel processo non di mera consultazione e ricerca dati, ma anche per la redazione di linee strategiche e nel percorso di decision making. Attraverso la natura collaborativa e decentralizzata il percorso NeXt Impact® quindi garantisce la creazione di valore multidimensionale e multistakeholder.

Sulla base di queste caratteristiche il NeXt Impact® si adatta a tutte le tipologie di imprese e stakeholder. In particolare, il NeXt Index® permette la costruzione di strategie collettive decentralizzate (dove il punto di vista non è solo quello dell’impresa), secondo una logica del mutuo aiuto tale per cui migliorando alcuni indicatori si possono migliorare indicatori e aree collegate degli stakeholder. Dall’altra parte il Project Model NeXt consente di realizzare una co-progettazione decentralizzata in cui tutti i soggetti del territorio sono al contempo artefici e beneficiari diretti o indiretti degli impatti generati.

Dunque, non si tratta solo di progettare singole iniziative d’impatto (Project Model NeXt) o di costruire reportistiche che diano conto dei livelli di sostenibilità sociale e ambientale delle organizzazioni (Questionario di Autovalutazione Partecipata 2.0). Si tratta soprattutto di attivare un processo partecipato, che consenta all’organizzazione che lo intraprende di trasformarsi integralmente in una realtà ad impatto, cioè una realtà che impatta con l’insieme delle proprie attività sul benessere multidimensionale del territorio.

I principi guida che ispirano e sostanziano le fasi e gli step del modello proposto sono:

  1. Il forte legame con il territorio di riferimento;
  2. L’approccio di rete e la partecipazione dal basso strutturata;
  3. L’integrazione strategica dello sviluppo equo e sostenibile nel processo operativo dell’organizzazione;
  4. L’impatto orientato al benessere multidimensionale;
  5. La maturazione di un’identità di cittadinanza ascrivibile alla responsabilità civile del territorio

 

Perché scegliere il modello NeXt Impact 

Il modello proposto permette di:

  1. Rendere il soggetto che l’adotta una realtà aperta e generativa, in quanto i processi di sviluppo sostenibile che vengono attivati internamente avranno impatti sul benessere multidimensionale del territorio in cui si opera. In questa prospettiva la risoluzione dei bisogni interni che emergono in maniera partecipata è funzionale al miglioramento delle criticità del territorio che devono essere mappate in fase di nuova progettualità e/o pianificazione strategica dell’impresa. Il miglioramento interno realizzato per il tramite di progettualità che guardano anche al miglioramento esterno sarà capace di generare quest’ultimo.
  2. Diventare uno dei nodi di una rete di cambiamento per la nuova economia
  3. Dotarsi di un sistema di progettazione/pianificazione strategica e valutazione/rendicontazione che sempre più sarà valorizzato e premiato non solo nelle scelte dei consumatori, ma anche in quelle delle amministrazioni pubbliche e degli intermediari finanziari, in termini di nuove opportunità e di nuovi strumenti di finanziamento.
  4. Realizzare una piena integrazione nel proprio modello di business dei principi della nuova economia.
  5. Adottare per la misurazione dell’impatto un framework riconosciuto e condiviso a livello nazionale (il BES).
  6. Adottare per l’elaborazione del piano strategico dell’organizzazione un framework riconosciuto e condiviso a livello internazionale (gli SDGs).
  7. Orientare esplicitamente l’attivazione di processi di sviluppo sostenibile al miglioramento del benessere multidimensionale interno ed esterno.
  8. Dotarsi di uno strumento di rendicontazione non finanziaria funzionale a ri-progettare la propria attività perché collegato direttamente con la capacità di generare impatto interno ed esterno all’organizzazione.
  9. Entrare in una logica di misurazione-valutazione-progettazione-misurazione-valutazione-progettazione senza snaturare la propria mission, ma accompagnandola nella transizione verso la realizzazione di un’organizzazione intenzionalmente impattante, perché capace di intervenire strutturalmente sul processo, prima ancora che sul prodotto/servizio. Questo consente anche di migliorare la gestione dei rischi multidimensionali, interni ed esterni.
  10. Dotarsi di una serie di strumenti utilizzabili da soggetti differenti, perché basati su un linguaggio d’impatto condiviso, ottenendo una capacità di comunicazione e trasparenza maggiore che risulta necessaria sia per attrarre investimenti e consumatori, sia per aumentare la propria capacità di scelta di fornitori e partner.

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