Il caporalato: schiavitù moderna o lavoro irregolare?

Categoria: News sostenibili
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Sono donne e uomini italiani e stranieri. Hanno tra 18 e 60 anni. Uguali nella loro diversità. Li abbiamo vicini. Vivono lavorando e lavorano per guadagnarsi da vivere. Di caporalato si vive. Di caporalato si muore. Di caporalato.

Ma cos’è? Letteralmente ci riferiamo ad attività di intermediazione per il reclutamento di manodopera, attività che, di fatto, sono lecite.

Ma quando questa attività lavorativa si macchia di elementi di sfruttamento, tramite violenze, minacce e intimidazioni, approfittando dello stato di bisogno o fragilità dei lavoratori, è caporalato, è reato.

La storia del caporalato in Italia

Il caporalato è un fatto su cui si dibatte in Italia già dagli anni ’70. Pochi sanno cosa sia, cosa comporta e soprattutto perché sia una pratica da dover sradicare.

Il caporalato nasce in Italia nel settore agricolo come sistema di reclutamento di manodopera per l’agricoltura. Il sistema prevede che il “caporale”, ossia il procacciatore di operai per conto di un proprietario agricolo o di un qualsiasi operatore agricolo indipendente, si occupi del reclutamento di lavoratori disposti a fornire la loro manodopera a basso costo e degli accordi relativi alla loro prestazione lavorativa.

Infatti il “caporale” dopo aver rintracciato la manodopera funge da mediatore per gli accordi economici, per la negoziazione delle mansioni e dello stipendio del lavoratore, percependone una parte e diventando così un punto di riferimento sia per i lavoratori sia per i datori di lavoro, e sfruttando questo ruolo centrale, cerca di massimizzare i propri benefici.

Con il passare degli anni, i prodotti agricoli subiscono un considerevole deprezzamento che manda in crisi il settore, il quale, per rifarsi delle perdite economiche, fa “evolvere” il caporalato in una vera e propria forma di elusione di tutte le norme lavorative e di tutela del lavoratore, trasformando così il fenomeno in una vera e propria mafia.

LE AGROMAFIE – Rapporto Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare

Lo scorso 12 maggio le commissioni Lavoro e Agricoltura della Camera dei deputati hanno approvato un documento di 36 pagine. Il documento è stato elaborato alla fine di tre anni di inchiesta sul “caporalato in agricoltura”. I numeri parlano chiaro: sono agghiaccianti!

In Italia ci sono 200mila “vulnerabili” in agricoltura…no, non sono irregolari, ma schiavi, non sono liberi di poter decidere in autonomia sul luogo di lavoro e vengono sistematicamente vessati nel fisico e nella mente, dai loro padroni.

Sono pagati giornalmente, anche per 12 ore di lavoro consecutive, dai 25 ai 30 euro, che in soldoni fanno circa 2 euro l’ora. Nel documento si stima: “che l’economia sommersa in agricoltura abbia raggiunto il 12,3 per cento dell’economia totale”.

Un volume di affari, quello delle agromafie, che arriverebbe a 24,5 miliardi, sì, 24,5 miliardi! Chiediamolo ad uno degli sfruttati che vuol dire ventiquattrovirgolacinque miliardi….

I numeri del Rapporto sul Caporalato

La criminalità nel comparto agricolo sta inquinando un settore di pregevole tradizione per l’Italia. I dati appena descritti ci provengono dall’Eurispes che formula annualmente un Rapporto sulle Agromafie, in collaborazione con Coldiretti e con l’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare.

Le analisi hanno fatto emergere il fenomeno dell’italian sounding, in pratica i falsi, delle infiltrazioni criminali per l’acquisto dei terreni per la coltivazione delle materie prime, per la loro trasformazione e la distribuzione, e molto altro.

Dai dati della Guardia di Finanza, diffusi in occasione del citato Rapporto, emerge che la quota più consistente di denunce a riguardo (561 negli ultimi 18 mesi) è stata registrata per il reato di favoreggiamento delle condizioni di illegalità dello straniero. Seguono l’impiego da parte del datore di lavoro di stranieri privi del permesso di soggiorno e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Le persone denunciate sono per l’80% di nazionalità italiana e fanno parte di un sistema complesso e organizzato.

I settori più colpiti: il vino con il +75% e la carne dove le frodi sono raddoppiate +101% le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di un anno si è passati da zero e 36 episodi di frode.

Nell’ultimo anno, sempre secondo il Rapporto 2018, sono stati sequestrati 17,6 milioni di chili di alimenti di vario tipo per un valore di 34 milioni di euro con lo smantellamento di un’organizzazione fra Campania, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto che importava zucchero da Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia e poi lo immetteva nei canali del mercato nero attraverso fatture false per rivenderlo a prezzi stracciati a imprenditori che lo usavano per adulterare il vino.

Tra il 2017 e il 2018 per quel che concerne le operazioni dei Nas nel settore “sicurezza alimentare”, sono stati effettuati 53.526 controlli, di cui 19.218 con risultati di non conformità.

Gli arresti sono stati 28 mentre le persone segnalate all’Autorità giudiziaria 2.509 e all’Autorità amministrativa 16.685.
Sono state contestate sanzioni amministrative per oltre 26 milioni di euro per un valore dei sequestri pari ad oltre 638 milioni di euro.

Nello stesso periodo, i controlli nel settore dei farmaci sono stati 6.591 con 1.421 situazioni di irregolarità, con sanzioni per circa 2,3 milioni di euro e un valore sei sequestri di oltre 30 milioni di euro.

Nel settore della sanità i controlli sono stati invece 26.820 per un totale di irregolarità riscontrate pari a 4.225, il valore delle sanzioni è stato di circa 3,8 milioni di euro, mentre quello dei beni sequestrati di oltre 400 milioni di euro.
Numeri che fanno paura.


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